sabato 8 marzo 2014

mi mancate...

E ORA DOPO QUASI 2 ANNI, SONO TORNATA A VEDERE COSA DICEVA IL MIO BLOG....
SALUTO TUTTE LE MIE CARE PROFESSORESSE , UPS SCUSATE... E' L'ABITUDINE, MAESTRE  E SPERO DI RIVEDERVI PRESTO.

                                                       la vecchia SEA.AZZURRO 

venerdì 7 settembre 2012

INIZIA LA SCUOLA

LA SCUOLA STA PER INCOMINCIARE.RIPETETE FINO ALL'ULTIMO SECONDO DISPONIBILE.COMPRATE ASTUCCI,CARTELLE,PASTELLI...
AUGURO A TUTTI I MIEI COMPAGNI UN BELLISSIMO ANNO SCOLASTICO,MA SOPRATTUTTO AUGURO LLE MAESTRE UN'ALTRO ANNO DI PAZIENZA RIVOLTA A TANTISSIMI BIRBONCELLI.
SPERO CHE LE MIE MAESTRE E I MIEI COMPAGNI MI CONTINUINO A SEGUIRE SUL MIO BLOG.
                                         
                              DALLA  VOSTRA  BLOGGER SEA.AZZURRO

martedì 26 giugno 2012

gli gnomi

gli gnomi e il calzolaio

Un calzolaio, non per colpa sua, era diventato talmente povero che gli rimaneva solo il cuoio per fare un paio di scarpe. La sera tagliò la tomaia per metterla in lavorazione il giorno dopo e, con la coscienza pulita andò tranquillamente a letto, si raccomandò a Dio e si addormentò.
La mattina, dopo aver detto le sue preghiere, voleva mettersi al lavoro, ma le scarpe erano sul deschetto belle e pronte. Si meravigliò e non sapeva cosa dire. Prese le scarpe in mano per osservarle meglio ed erano fatte così bene che nemmeno un punto era sbagliato, proprio un capolavoro come doveva essere. Subito dopo entrò un cliente e le scarpe gli piacquero talmente che le pagò più del solito. Con quella somma il calzolaio poté acquistare il cuoio per due paia di scarpe. La sera le tagliò per mettersi al lavoro la mattina di buona voglia, ma non ce ne fu bisogno: quando si alzò le scarpe erano già finite e non mancarono i compratori che gli diedero tanto denaro da acquistare il cuoio per ben quattro paia di scarpe. Di buon mattino trovò pronte anche queste altre quattro paia e così andò via. Quello che tagliava la sera era pronto al mattino così che ben presto egli poté di nuovo vivere più che bene e finì per diventare un uomo benestante.
Ora accadde che una sera, era vicino il Natale, l’uomo preparò le scarpe tagliate e, prima di andare a letto, disse alla moglie: “Cosa diresti se questa notte stessimo svegli per vedere chi ci aiuta con mano così generosa?”La donna acconsentì, accese una candela e si nascosero dietro gli abiti che erano appesi nella stanza e cominciarono a fare la guardia. A mezzanotte arrivarono due omini nudi, si misero al deschetto, presero tutto il cuoio preparato, cominciarono coi loro ditini a forare, cucire e battere talmente in fretta che il calzolaio non poteva distogliere lo sguardo dalla meraviglia. E non si smisero finché non furono alla fine, con le scarpe belle e pronte sul deschetto, poi svelti se ne andarono. La mattina dopo la donna disse: “Quegli ometti ci hanno fatto diventare ricchi e noi dovremo essere loro riconoscenti. Vanno in giro con niente addosso e devono aver freddo. Sai cosa? Cucirò per loro una camicina, una giacca, un panciotto e un paio di calzoncini e tu aggiungi un paio di scarpine”. L’uomo rispose:“D’accordo”. La sera quando ebbero tutto finito, misero sul deschetto i regali al posto del cuoio e si nascosero per vedere che faccia avrebbero fatto gli gnomi.
A mezzanotte arrivarono saltellando e volevano mettersi al lavoro ma, invece del cuoio, trovarono i bei vestitini. Prima si stupirono, poi mostrarono una gran gioia. A tutta velocità li indossarono, se li sistemarono e cantarono:
Non siamo forse giovanotti belli e gai? Basta fare i calzolai!
Poi saltarono e ballarono e fecero capriole sulle sedie e sulle panche. Infine, ballando, giunsero alla porta. Da allora in poi non tornarono più, ma il calzolaio se la passò bene ed ebbe fortuna in tutto ciò che faceva.

i tre capretti furbetti

C’erano una volta tre capretti furbetti che dovevano andare al pascolo: essi si chiamavano capretti Furbetti. Sulla loro strada vi era un ponte che dovevano per forza attraversare e sotto ci viveva un brutto gigante con occhi grandi come piatti ed un naso lungo lungo.
Per primo si presentò il più giovane dei capretti Furbetti e trotterellando attraversò il ponte.
- chi attraversa il mio ponte? – ruggì il gigante.
- oh, sono solo io, il più piccolo dei capretti Furbetti e devo andare al pascolo per diventare grasso – rispose il caprettino con una vocina sottile, sottile.
- ora vengo e ti mangio in un boccone- disse il gigante.
- ma no, non mangiarmi: sono troppo piccolo!- rispose il capretto- aspetta che passi il secondo dei capretti Furbetti che e’ molto più grasso di me!-
- va bene, vattene – disse il gigante.
Dopo un po’ ecco il secondo dei capretti Furbetti che attraversò trotterellando il ponte.
- chi attraversa il mio ponte?- ruggì il gigante
- oh, sono solo io, il secondo dei capretti Furbetti e devo andare al pascolo per diventare grasso- rispose il capretto con una nocetta un po’ più robusta.
- ora vengo su e ti mangio in due bocconi! – disse il gigante
- ma no, non prendere me, aspetta che venga mio fratello maggiore che e’ molto più grasso di me-
- benissimo, vattene pure- replicò il gigante.
Ma ecco che giunse il maggiore dei capretti Furbetti e trotterellando attraversò il ponte. Era così grasso che il ponte ondeggiava a scricchiolava sotto il suo peso.
- chi attraversa il mio ponte? – ruggì il gigante
- sono io, il più grosso dei capretti Furbetti – disse il capretto con una voce robusta.
- ora vengo e ti mangio in tre bocconi!- ruggì il gigante
- Ho sulla fronte due corna forti
Ti caverò quegli occhi storti!
Vieni mio caro, con i miei zoccoli
Ti ridurrò tutto bernoccoli! –
Così dicendo il capretto si scagliò contro il gigante a testa bassa e lo gettò nel fiume, poi tranquillo si diresse al pascolo. Qui i tre capretti diventarono così grassi che non poterono più tornare a casa e sono là ancora.i tre cap

i tre porcellini


C'erano una volta tre porcellini che vivevano con i genitori.
I tre porcellini crebbero così in fretta che la loro madre un giorno li chiamò e disse loro: "Siete troppo grandi per rimanere ancora qui. Andate a costruirvi la vostra casa".
Prima di andarsene da casa li avvisò di non fare entrare il lupo in casa: "Vi prenderebbe per mangiarvi!"
E così i tre porcellini se ne andarono.
Presto la strada si divise in tre parti.
Il Porcellino Grande spiegò che ognuno di loro avrebbe dovuto scegliere una direzione. Li avvisò del lupo e poi andò a sinistra. Il Porcellino Medio andò a destra e quello piccolo nella via centrale.
Sulla sua strada il Porcellino Piccolo incontrò un uomo che portava della paglia.
"Per piacere, dammi un po' di paglia!" disse "Voglio costruirmi una casa".
In poco tempo costruì la sua casa e pensò di essere salvo dal lupo.
La casa non era molto bella e nemmeno fatta bene ma a lui piaceva molto.
Gli altri due porcellini se ne andarono assieme e presto incontrarono un uomo che portava della legna.
"Costruirò la mia casa con il legno" disse il Porcellino Medio "Il legno è più resistente della paglia".
Il Porcellino Medio lavorò duramente tutto il giorno per costruire la sua casa.
"Adesso il lupo non mi prenderà e non mi mangerà" disse. Il Porcellino Grande camminò per conto suo.
Presto incontrò un uomo che trasportava mattoni.
"Per piacere, dammi un po' di mattoni" disse il Porcellino Grande "Voglio costruirmi una casa."
Così l'uomo gli diede dei mattoni per costruire una bella casa.
"Ora il lupo non potrà prendermi per mangiarmi" pensò.
Il giorno dopo il lupo arrivò alla casetta di paglia: " Porcellino, porcellino, fammi entrare" gridò il lupo.
Ma il Porcellino Piccolo sapeva che era il lupo e non lo lasciò entrare.
Ma il lupo cominciò a sbuffare stizzito. E sbuffava e sbuffava e buttò giù la casetta del Porcellino Piccolo.
Poi se lo mangiò in un baleno.Three Pigs by L. Leslie Brooke
Il giorno seguente il lupo andò a casa del Porcellino Medio e bussò alla sua porta. "Chi è?" chiese.
"Tuo fratello" rispose il lupo.
Ma il Porcellino Medio sapeva che non si trattava del fratello e non aprì al lupo.
Così questi sbuffò stizzito e buttò giù la casa del Porcellino Medio.
La casa di legno cadde e il lupo se lo mangiò.
Il giorno dopo il lupo arrivò alla casa di mattoni e gridò: "Porcellino, Porcellino, fammi entrare!"
Ma il Porcellino Grande rispose: "No, non ti farò entrare!" quando improvvisamente sentì bussare nuovamente alla porta.
"Apri la porta e vedrai chi sono!" disse il lupo con una vocetta. Quindi il lupo cominciò a sbuffare e sbuffare ma non riuscì a buttare giù la casa.
Il lupo era furibondo! Gridava: "Porcellino, Porcellino, scenderò per il camino e ti mangerò!"
Il Porcellino era spaventato ma non rispose.
Dentro casa c'era una grossa pentola sopra il fuoco del camino. L'acqua stava per bollire.
Il lupo si calò dal camino.
Siccome non c'era il coperchio sulla pentola il lupo vi ruzzolò dentro e finì nell'acqua bollente.
E questa è la fine del lupo cattivo e la storia di tre piccoli porcellini.

LA GOBBA DEL CAMMELLO



La gobba del cammello

All'inizio del mondo, quando tutto era ancora nuovo, e gli Animali avevano appena incominciato a lavorare per l'Uomo, viveva, in mezzo al Deserto Ululante, un Cammello, che era proprio un gran fannullone, tanto che mangiava rametti e pruni, tamarischi e altre erbe, che poteva trovare nel deserto senza scomodarsi troppo; e quando Qualcuno gli rivolgeva la parola, rispondeva: - Bah! - solo: - Bah! - e nient'altro.
Perciò, un lunedì mattina, il Cavallo andò da lui, con la sella sulla schiena e il morso in bocca, e disse:
- Cammello, ehi, Cammello, vieni fuori a trottare come tutti noi.
- Bah! - fece il Cammello; e il Cavallo se ne andò e lo riferì all'Uomo.
Poi andò da lui il Cane, con un pezzo di legno in bocca; e disse: - Cammello, ehi, Cammello, vieni a stanare la selvaggina come tutti noi.
- Bah! - fece il Cammello; e il Cane se ne andò e lo riferì all'Uomo.
Poi andò da lui il Bue, con il giogo sul collo, e disse: - Cammello, ehi, Cammello, vieni ad arare come tutti noi.
- Bah! - fece il Cammello, e il Bue se ne andò e lo riferì all'Uomo.
Sul finire del giorno l'Uomo chiamò a raccolta il Cavallo, il Cane e il Bue e tenne loro questo discorsetto:
- O miei Tre, sono molto spiacente per voi (con il mondo ancora tutto nuovo); quel Fannullone nel deserto non vuol proprio lavorare, mentre ormai dovrebbe già essere qui come voi; per cui sono costretto lasciarlo solo, e voi dovrete lavorare il doppio per supplirlo.
Ciò irritò molto i Tre (con il mondo ancora tutto nuovo); ed essi si riunirono al confine del Deserto a congiurare; e venne anche il Cammello, più indolente che mai, ruminando erba, e rise loro in faccia. Poi fece: - Bah! - e se ne andò.
Allora arrivò il Genio che ha in custodia Tutti i Deserti, avvolto in una nube di polvere (i Geni viaggiano sempre in questo modo, perché è Magia), e si fermò a parlare coi Tre.
- Genio di Tutti i Deserti, - disse il Cavallo, - è giusto che qualcuno se ne stia in ozio con il mondo tutto nuovo?
- No di certo, - rispose il Genio.
- Ebbene, - soggiunse il Cavallo, - c'è un animale in mezzo al tuo Deserto Ululante, con lungo collo e lunghe gambe che non ha fatto ancora niente da lunedì mattina. Non vuole trottare.
- Ohibò! - esclamò il Genio; - per tutto l'oro dell'Arabia, ma questo è il mio Cammello! e che scusa trova?
- Dice: "Bah!" - disse il Cane; - e non vuole andare a stanare la selvaggina.
- Dice qualcos'altro?
- Solo: "Bah!" e non vuole arare, - disse il Bue.
- Benissimo, - fece il Genio; - se avete la pazienza di aspettare un minuto lo farò sgobbare io.
Il Genio si avvolse nel suo mantello di polvere, andò nel deserto, e trovò il Cammello più indolente che mai, che rimirava la sua immagine riflessa in una pozza d'acqua.
- Mio lungo e indolente amico, - disse il Genio, - ho sentito sul tuo conto cose che ti fanno poco onore. È vero che non vuoi lavorare?
- Bah! - rispose il Cammello.
Il Genio si sedette, col mento fra le mani, e si accinse ad escogitare qualche grande incantesimo, mentre il Cammello continuava a rimirare la sua immagine riflessa nell'acqua.
- Tu hai costretto i Tre a lavorare il doppio da lunedì mattina, e tutto per colpa della tua insopportabile pigrizia - disse il Genio, e continuò a pensare incantesimi col mento fra le mani.
- Bah! - fece il Cammello.
- Non lo ripeterei più se fossi in te, - disse il Genio; - potresti dirlo una volta di troppo. Fannullone, voglio che tu lavori.
E il Cammello ripeté ancora: - Bah! - ma non aveva ancora finito di dirlo, che vide il suo dorso, del quale era così orgoglioso, gonfiarsi e gonfiarsi finché si formò su di esso una grande, immensa, traballante gob-bah.
- Vedi cosa ti è successo? - disse il Genio; - questa gobba te la sei voluta proprio tu, con la tua pigrizia. Oggi è giovedì, e tu non hai fatto ancora nulla, mentre il lavoro ha avuto inizio lunedì. Ora devi andare a lavorare.
- Come è possibile, - protestò il Cammello, - con questa gobbah sulla schiena?
- Anzi, è fatta apposta, - replicò il Genio, - perché hai perso quei tre giorni. Ora potrai lavorare per tre giorni senza mangiare, perché puoi vivere a spese della tua gobbah; e non ti venga in mente di dire che non ho fatto niente per te. Esci dal deserto, vai a raggiungere i Tre, e comportati bene. E sgobba!
E il Cammello andò a raggiungere i Tre, e sgobbò, nonostante la gobba. E da quel giorno in poi il Cammello ebbe sempre la gobbah (noi, ora, la chiamiamo gobba per non offenderlo); ma non è ancora riuscito a recuperare i tre giorni che ha perso all'inizio del mondo, e non ha ancora imparato a comportarsi come si deve.

LA CORNACCHIA E LA BROCCA





La Cornacchia e la brocca
Una cornacchia, mezza morta di sete, trovò una brocca che una volta era stata piena d'acqua. Ma quando infilò il becco nella brocca si accorse che vi era rimasta soltanto un po' d'acqua sul fondo.
Provò e riprovò, ma inutilmente, e alla fine fu presa da disperazione.
Le venne un'idea, prese un sasso e lo gettò nella brocca.
Poi prese un altro sasso e lo gettò nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Piano piano vide l'acqua salire verso di sé, e dopo aver gettato altri sassi riuscì a bere e a salvare la sua vita.